Ansia

Quando il corpo parla il linguaggio della mente

Tempo stimato per la lettura: 3′

Stai per uscire di casa, le chiavi in mano, una giornata piena davanti. Eppure, qualcosa ti blocca. Il cuore accelera, il respiro si fa più corto, e una strana tensione ti si stringe attorno al petto. Non è successo nulla di grave, almeno in apparenza, eppure senti come se qualcosa dentro di te si stesse preparando a una minaccia. Non è la prima volta, è sempre “lei”: l’ansia che torna a farsi sentire, spesso senza preavviso, come un allarme che si attiva anche in assenza di pericoli reali.

Cos’è l’ansia? Una definizione che parte dal vissuto

L’ansia spesso viene percepita come un nemico letale e silenzioso o un difetto “da eliminare”. In realtà è In realtà è esattamente l’opposto: è una risposta adattiva e profondamente umana, nata per tenerci in vita: non è altro che il nostro sistema di allerta che si attiva quando percepisce un pericolo.

Dal punto di vista clinico, l’ansia può quindi essere descritta come uno stato di attivazione psicofisiologica che comporta una vasta gamma di sintomi tra cui:

  • Ipervigilanza;

  • Tensione muscolare;

  • Battito accelerato;

  • Respiro corto o irregolare;

  • Pensieri catastrofici.

A livello esperienziale, tuttavia, l’ansia è qualcosa di più sottile e pervasivo: un nodo alla gola, una fatica a stare fermi, pensieri che girano in tondo e la persistente sensazione che “qualcosa stia per andare storto”, anche se non si sa esattamente cosa.

Quand’è che l’ansia diventa un problema?

Come abbiamo visto, l’ansia non ha necessariamente una implicazione patologica e, finché rimane proporzionata alla situazione ed al contesto, può essere addirittura considerata una risorsa (non esagerando potremmo dire che, senza ansia, l’essere umano non sarebbe arrivato fino a qui!).

Diventa tuttavia una questione clinicamente rilevante quando inizia ad assumere alcune caratteristiche specifiche, tra cui:

  • Una manifestazione costante o senza un motivo chiaro ed un reale pericolo;

  • Sproporzione rispetto al contesto;

  • Interferenza significativa con la tua vita quotidiana, con limitazioni anche sistematiche rispetto ad alcune attività o situazioni.

Spesso i miei pazienti arrivano in studio riportando alcune situazioni simili a queste, che forse riconosci anche tu:

  • Risvegliarsi ogni mattina con un peso sul petto che non riesci a scrollarti di dosso;
  • Provare una angoscia paralizzante anche davanti a piccoli impegni quotidiani, come una telefonata o un appuntamento;
  • Avere pensieri che ci tengono svegli fino a notte fonda, logorando progressivamente energie e concentrazione al punto da compromettere il rendimento lavorativo o le relazioni con chi ti sta vicino;
  • Forte angoscia rispetto a situazioni che un tempo si affrontavano senza problemi, con conseguente evitamento sistematico.

Ognuna di queste situazioni è un segnale che sta indicando come l’ansia stia superando la sua funzione adattiva per trasformarsi in un ostacolo concreto alla tua serenità e al benessere.

Tipi di ansia: quali sono e come si manifestano

L’ansia non si presenta sempre allo stesso modo. Ha molte facce, e riconoscerle può essere il primo passo per capirsi meglio e trovare un percorso adatto a sé.

Di seguito ecco una panoramica dei principali tipi di ansia, così come vengono classificati in ambito clinico:

  • Ansia generalizzata: è una forma di ansia pervasiva e continua. Chi ne soffre sperimenta una preoccupazione cronica e difficilmente controllabile su diversi ambiti della vita quotidiana: la salute, il lavoro, il futuro, le relazioni. Anche quando non ci sono motivi concreti, la mente resta in allerta, come se aspettasse che accada qualcosa di negativo. Si accompagna spesso a sintomi fisici come tensione muscolare, irrequietezza, difficoltà di concentrazione e disturbi del sonno.
  • Attacchi di panico: si tratta di episodi improvvisi e molto intensi di ansia acuta, che raggiungono il picco in pochi minuti. I sintomi possono includere tachicardia, respiro corto, senso di soffocamento, vertigini, sudorazione, nausea e un forte timore di perdere il controllo, impazzire o morire. Spesso, chi li sperimenta per la prima volta li scambia per un infarto. La paura che si ripresentino può portare a evitare luoghi o situazioni, sfociando nel cosiddetto “disturbo da attacchi di panico”.
  • Ansia sociale: è legata alla paura intensa di essere giudicati, osservati o umiliati nelle situazioni sociali. Anche semplici interazioni – come parlare in pubblico, fare una telefonata, mangiare davanti agli altri – possono diventare motivo di ansia anticipatoria o di evitamento. Non è timidezza: è una sofferenza profonda che può limitare seriamente la vita di relazione, lo studio e il lavoro.
  • Fobia specifica: qui l’ansia è strettamente legata a uno stimolo preciso: ad esempio può trattarsi di animali (es. ragni, cani), situazioni (volare, guidare), ambienti (ascensori, gallerie), sangue o aghi. Il contatto con la fobia, o anche solo l’idea di esso, scatena una reazione di paura intensa, sproporzionata rispetto al reale pericolo, con un forte desiderio di fuga.
  • Ansia da prestazione: è l’ansia che emerge in contesti in cui ci si sente sotto osservazione o sotto pressione. Può riguardare ambiti scolastici, sportivi, lavorativi o relazionali (ad esempio nella sfera sessuale). Chi ne soffre teme di non essere all’altezza, di deludere le aspettative o di fare una brutta figura, con un forte senso di autosvalutazione e un perfezionismo paralizzante.

Cosa NON è l’ansia?

Una delle cose più dolorose dell’ansia non è solo la sensazione di malessere, ma il giudizio che spesso si accompagna ad essa.
Molte persone arrivano a pensare che ci sia qualcosa di rotto, di fragile, di meno valido dentro di sé solo perché provano ansia.

Diventa importante quindi  mettere in discussione alcune idee sbagliate che, purtroppo, sono ancora molto diffuse ed ostacolano attivamente il percorso di cura.
Chiarire questi miti è spesso il primo passo per alleggerire il peso che si porta.

Ecco dunque cosa l’ansia “non è”, anche se a volte può sembrarlo:

  • Non è debolezza.

  • Non è una questione di volontà.

  • Non è “solo nella testa”.

  • Non si supera solo con il pensiero positivo.

  • Non vuol dire che c’è qualcosa che non va in te.

Come abbiamo visto, l’ansia è una risposta del tuo sistema, un modo che la mente e il corpo hanno trovato per proteggerti, magari in un momento in cui non avevi altri strumenti a cui attingere. 
Il primo step per poterne uscire è imparare a guardare l’ansia da una prospettiva diversa, meno giudicante, più consapevole e più gentile.

La terapia cognitivo-comportamentale (TCC) in azione

La terapia cognitivo-comportamentale rappresenta, ad oggi, uno degli approcci più efficaci e scientificamente validati per il trattamento dei disturbi d’ansia. L’obiettivo del trattamento non è “eliminare” l’ansia, ma ridarle un ruolo funzionale e interrompere i meccanismi che la alimentano. Nella pratica clinica, il percorso prevede un coinvolgimento ed un profondo lavoro riguardo molti aspetti interconnessi che potremmo riassumere nei seguenti punti:

  • Psicoeducazione: comprendere cosa accade nel corpo e nella mente durante uno stato ansioso;
  • Monitoraggio dei pensieri: identificare i pensieri disfunzionali che alimentano il circuito dell’ansia;
  • Tecniche di esposizione graduale: affrontare situazioni temute in modo controllato, superando la tendenza all’evitamento;
  • Ristrutturazione cognitiva: imparare a mettere in discussione convinzioni automatiche (“non ce la farò”, “devo controllare tutto” etc.) che alimentano l’ansia;
  • Tecniche ed interventi sulla regolazione fisiologica: respirazione diaframmatica, rilassamento muscolare progressivo, mindfulness.

Al di là di tutto è importante ricordare che il trattamento si adatta sempre e comunque al profilo della persona: c’è chi arriva in studio già consapevole dei propri meccanismi interni e desidera strumenti per gestirli meglio, e chi invece ha bisogno, prima ancora, di poter nominare e legittimare ciò che prova!

Quando chiedere aiuto

Se l’ansia limita la tua libertà, condiziona le scelte quotidiane o produce una sofferenza che fatichi a contenere da solo, chiedere aiuto può essere il primo gesto di cura verso di te. In studio – a Torino ed online – offro percorsi terapeutici costruiti su misura, con obiettivi concreti e verificabili.

Richiedere supporto non è un atto di debolezza, ma di responsabilità verso il proprio benessere. Se senti che è il momento giusto, possiamo iniziare da qui.

FAQ sull’Ansia

L'ansia passa da sola?

Può accadere, soprattutto quando si tratta di una reazione a eventi circoscritti, come un esame, un trasloco, un cambiamento importante. In questi casi, con il tempo e il ritorno a condizioni più stabili, l’ansia tende a ridursi spontaneamente. Tuttavia, se l’ansia diventa una presenza costante o ciclica, se condiziona il sonno, le relazioni o le decisioni quotidiane, è probabile che ci sia bisogno di un accompagnamento mirato. Non perché si sia “sbagliati”, ma perché a volte serve una guida per ritrovare equilibrio e senso di padronanza.

È normale avere ansia senza motivo?

Sì, è più comune di quanto si creda. Spesso la persona riferisce di “sentirsi in allarme senza sapere perché”, e questo può aumentare ulteriormente la sensazione di disagio, perché ci si percepisce fuori controllo. In realtà, il motivo può esistere ma non essere pienamente accessibile alla coscienza: si tratta di una memoria emotiva, di una preoccupazione latente, o di una tensione accumulata nel tempo che il corpo segnala prima ancora che la mente ne abbia consapevolezza.

Serve uno psicologo o uno psicoterapeuta per curare l’ansia?

La differenza può non essere chiara a chi cerca aiuto per la prima volta. In breve: tutti gli psicoterapeuti sono psicologi (o medici, a seconda dei casi), ma non tutti gli psicologi sono psicoterapeuti. La psicoterapia è un percorso clinico abilitante, che consente di intervenire in modo strutturato sui meccanismi alla base del disagio emotivo, come nel caso dei disturbi d’ansia. Se l’ansia è intensa, ricorrente o ha una storia che si intreccia con aspetti relazionali o identitari, è utile ed opportuno affidarsi ad uno psicoterapeuta certificato.

L’ansia può causare sintomi fisici?

Sì, l’ansia può manifestarsi anche attraverso sintomi fisici molto concreti. Questo accade perché mente e corpo sono strettamente collegati: quando il sistema nervoso si attiva in risposta a una percezione di minaccia, il corpo reagisce con segnali come tachicardia, respiro affannoso, tensione muscolare, disturbi gastrointestinali, vertigini o difficoltà a dormire. Questi sintomi non sono “immaginari”, ma veri e propri segnali corporei di uno stato di allerta, che possono risultare molto spiacevoli e, se prolungati, influenzare negativamente la qualità della vita. Riconoscere che dietro questi segnali fisici c’è un’attivazione ansiosa è il primo passo per affrontarli efficacemente in terapia.

Servono i farmaci per curare l’ansia?

Dipende dal tipo di ansia, dalla sua intensità e da quanto impatta sulla quotidianità. Nella maggior parte dei casi lievi o moderati, la psicoterapia cognitivo-comportamentale è sufficiente e preferibile, perché insegna alla persona a gestire in autonomia i propri stati interni. Tuttavia, quando l’ansia è davvero molto intensa o accompagnata da altri sintomi psicologici importanti, può essere utile associare un trattamento farmacologico alla psicoterapia, almeno per un periodo. L’eventuale valutazione in tal senso spetta a un medico, preferibilmente uno psichiatra. Farmaci e psicoterapia non sono mondi in conflitto: possono dialogare e integrarsi, sempre nel rispetto dei bisogni e dei tempi della persona.

Quanto dura il percorso?

Non esiste una risposta unica, perché ogni persona porta con sé una storia diversa, con bisogni, risorse e obiettivi specifici. In linea generale, quando si tratta di ansia lieve o moderata, un percorso di tipo cognitivo-comportamentale può portare benefici significativi anche nell’arco di poche settimane o mesi. Tuttavia, se l’ansia è radicata in dinamiche relazionali, insicurezze profonde o esperienze di lunga durata, può essere utile un lavoro più graduale e profondo. In ogni caso, il percorso viene sempre concordato insieme e si evolve nel rispetto del ritmo della persona, con momenti di bilancio e riorientamento condivisi. L’obiettivo non è “rimanere in terapia per sempre”, ma costruire strumenti solidi per affrontare in autonomia le sfide quotidiane. 

Cosa succederà dopo il nostro primo contatto?

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Primo colloquio conoscitivo

È il momento per iniziare a conoscerci e capire se intraprendere insieme un percorso. In questa occasione gran parte dello spazio sarà dedicato al tuo racconto, che mi permetterà di comprendere i tuoi bisogni. Al termine saremo in grado di tracciare un quadro generale della situazione ed iniziare ad abbozzare gli obiettivi del percorso.

Assessment

È la fase dedicata all’approfondimento di quanto riportato nel primo incontro, attraverso domande mirate e test psicologici specifici. Qui andremo ad eviscerare le problematiche riportate, i fattori contestuali e le risorse che hai a disposizione e su cui potremo contare lungo il nostro percorso. Lo scopo è “scattare una fotografia” del tuo funzionamento: sarà la mappa per poterci muovere verso gli obiettivi specifici che, al termine di questa fase, andremo a concordare. Ognuno di noi è unico e speciale, motivo per cui la durata di questo step è variabile (generalmente 3-5 sedute).

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Piano individualizzato

Attraverso tecniche mirate inizieremo a muovere i primi passi verso il cambiamento, orientandoci verso gli obiettivi concordati. Monitoreremo insieme i risultati e le difficoltà, adattando sartorialmente il piano passo dopo passo. Ogni viaggio è unico e le variabili sono tante, proprio come nella vita. Non vi è pertanto un numero di sedute prefissate, saremo noi a programmare la durata del percorso dandoci la possibilità di adattarlo a seconda di eventuali nuovi obiettivi che dovessero emergere in corso d’opera.

Follow up

Al termine del percorso potremo concordare degli incontri di follow up, che normalmente si configurano a distanza di 1, 3 o 6 mesi. Il loro scopo è supportarti e sostenerti nella sperimentazione in autonomia delle nuove competenze e degli strumenti acquisiti lungo il percorso.

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Primo colloquio conoscitivo

È il momento per iniziare a conoscerci e capire se intraprendere insieme un percorso. In questa occasione gran parte dello spazio sarà dedicato al tuo racconto, che mi permetterà di comprendere i tuoi bisogni. Al termine saremo in grado di tracciare un quadro generale della situazione ed iniziare ad abbozzare gli obiettivi del percorso.

Assessment

È la fase dedicata all’approfondimento di quanto riportato nel primo incontro, attraverso domande mirate e test psicologici specifici. Qui andremo ad eviscerare le problematiche riportate, i fattori contestuali e le risorse che hai a disposizione e su cui potremo contare lungo il nostro percorso. Lo scopo è “scattare una fotografia” del tuo funzionamento: sarà la mappa per poterci muovere verso gli obiettivi specifici che, al termine di questa fase, andremo a concordare. Ognuno di noi è unico e speciale, motivo per cui la durata di questo step è variabile (generalmente 3-5 sedute).

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Piano individualizzato

Attraverso tecniche mirate inizieremo a muovere i primi passi verso il cambiamento, orientandoci verso gli obiettivi concordati. Monitoreremo insieme i risultati e le difficoltà, adattando sartorialmente il piano passo dopo passo. Ogni viaggio è unico e le variabili sono tante, proprio come nella vita. Non vi è pertanto un numero di sedute prefissate, saremo noi a programmare la durata del percorso dandoci la possibilità di adattarlo a seconda di eventuali nuovi obiettivi che dovessero emergere in corso d’opera.

Follow up

Al termine del percorso potremo concordare degli incontri di follow up, che normalmente si configurano a distanza di 1, 3 o 6 mesi. Il loro scopo è supportarti e sostenerti nella sperimentazione in autonomia delle nuove competenze e degli strumenti acquisiti lungo il percorso.

Queste fasi non rappresentano un iter obbligato, sono solo la rappresentazione di come tipicamente si svolge un percorso psicologico secondo il mio metodo.

Avremo l’assoluta libertà di concordare insieme ogni passo, così come la cadenza delle sedute. Non esiste un percorso giusto o sbagliato, ma solo il tuo percorso, modellato sulle tue esigenze.

Studio Gabriele Priolo - Studio Psicologia Torino - Logo centrato

(+39) 320 333 9345

info@psicologopriolo.it

Via Sospello 11, 10147, Torino (TO)