Burnout

Quando il lavoro ti svuota: capire (e affrontare) il burnout

Tempo stimato per la lettura: 3′

Ti svegli già stanco, con il pensiero fisso al lavoro. Ogni lunedì è una salita, ogni task una fatica. Hai perso l’entusiasmo che avevi all’inizio, e anche quando sei a casa… non ti senti davvero libero. Il cervello continua a girare su riunioni, scadenze, problemi da risolvere. Non riesci a staccare. Ti senti in colpa per come reagisci, per quanto sei irritabile, per il fatto che anche la tua vita privata sembra risentirne. E ti chiedi: “È normale sentirsi così? Oppure sto andando in burnout?”

Cos’è il burnout? forse non solo quello che immagini

Il burnout non è semplice stress da lavoro. È uno stato di esaurimento emotivo, mentale e fisico, che nasce da un sovraccarico prolungato – spesso silenzioso – legato al contesto professionale.

Non accade all’improvviso, e non riguarda solo chi ha un lavoro “pesante”. Accade, più spesso di quanto si pensi, a persone brillanti, motivate e che investono tanto (forse troppo) nella propria attività, fino a trascurare i segnali del corpo e della mente.

La Sindrome da Burnout si manifesta quando lo stress lavorativo supera in modo persistente la capacità della persona di fronteggiarlo.

Colpisce in particolare chi lavora in ambienti poco supportivi o disorganizzati, ma anche chi è molto esigente con sé stesso, chi vive momenti critici a livello personale e familiare, o chi tende a interiorizzare in modo rigido i propri standard di efficacia.

Le 4 fasi del burnout

Il burnout evolve spesso secondo un andamento progressivo dalle tempistiche variabili, il cui riconoscimento può aiutare a rilevarne precocemente i segnali:

  • Entusiasmo idealistico: all’inizio c’è un investimento massiccio: ci si sente motivati, si ha voglia di dimostrare, si sacrifica tutto (tempo libero, relazioni, riposo) per “fare tanto” e “fare bene”. L’aspettativa è che lo sforzo porterà riconoscimento, successo, crescita.
  • Stagnazione: i risultati tardano ad arrivare. Le difficoltà emergono. Ci si scontra con la realtà organizzativa, con carichi mal distribuiti, con la fatica di mantenere standard sempre alti. Subentra la delusione.
  • Frustrazione: l’energia cala, l’irritabilità aumenta. Ci si sente inadeguati, non riconosciuti, svuotati. Può emergere ansia, senso di fallimento, ritiro sociale, fino a comportamenti di fuga: assenze, pause frequenti, pensieri di mollare tutto.
  • Disimpegno: il lavoro non dà più nulla. Si prova distacco, cinismo, apatia. Anche chi è sempre stato empatico e coinvolto comincia a “non sentire più niente”. Le giornate sono solo da attraversare. Crescono il senso di colpa e la sensazione di aver smarrito sé stessi.

Alcuni segnali da non sottovalutare

Il burnout può manifestarsi attraverso un insieme di sintomi fisici, emotivi e comportamentali:

  • Sensazione di stanchezza cronica, calo motivazionale
  • Perdita di fiducia nelle proprie capacità, autostima fragile
  • Tensione muscolare, disturbi gastrointestinali, cefalea
  • Insonnia o sonno disturbato
  • Ansia, irritabilità, senso di sopraffazione
  • Difficoltà a “staccare” mentalmente dal lavoro
  • Riduzione della performance, atteggiamenti cinici o distaccati
  • Disinvestimento dalle relazioni, ritiro emotivo

Nel tempo, il burnout può innescare o aggravare condizioni come disturbi d’ansia, depressione, problemi psicosomatici ed esaurimento immunitario.

La terapia cognitivo-comportamentale per il burnout

La Terapia Cognitivo-Comportamentale (TCC) è una delle opzioni più efficaci per affrontare e prevenire il burnout, grazie alla sua concretezza, alla forte base scientifica e al lavoro mirato sui pensieri automatici, sugli schemi disfunzionali e sui comportamenti che alimentano il malessere.

Nel percorso TCC avremo l’occasione di:

  • Identificare insieme le convinzioni irrealistiche che ti spingono a non fermarti mai (“Se non rispondo subito, non valgo”; “Devo dare il 110% o non sono abbastanza” etc.).
  • Lavorare sui cicli di iper-controllo e auto-esigenza che ti tengono in trappola.
  • Imparare a distinguere i pensieri utili da quelli distorti, a regolare l’ansia e a recuperare spazi di riposo autentico.
  • Allenarci alla consapevolezza corporea e al respiro (con tecniche di mindfulness e rilassamento) per imparare a riconoscere i segnali precoci del sovraccarico e a rispondere con modalità nuove.
  • Costruire strategie pratiche per la gestione del tempo, la definizione di confini e la riorganizzazione delle priorità.

Il cambiamento non è immediato, ma è concreto: si traduce nel recupero di energie, di lucidità decisionale, di benessere nella vita personale e professionale. E spesso, anche in un nuovo senso del proprio valore.

Quando chiedere aiuto

Se senti che il lavoro ha iniziato a svuotarti invece che nutrirti, se fai sempre più fatica a recuperare energie, a concentrarti o a trovare senso in ciò che fai, forse è giunto il momento di fermarti e ascoltare quei segnali. Non significa arrendersi, ma iniziare a prendersi sul serio.
Ricevo a Torino ed online: se vuoi, possiamo parlarne insieme e costruire un percorso su misura per ritrovare equilibrio, energia e direzione.

FAQ sul Burnout

Meglio uno psicologo o uno psicoterapeuta per affrontare il burnout?

Dipende da quanto è profonda la difficoltà che stai vivendo. Se lo stress lavorativo è recente e circoscritto, anche un percorso con uno psicologo può offrire strumenti utili per riorganizzare le priorità, gestire l’ansia e riprendere fiato. Tuttavia, se il burnout ha radici più estese (legate, ad esempio, all’identità professionale, alla storia personale o a vissuti di autosvalutazione) è consigliabile rivolgersi a uno psicoterapeuta. La psicoterapia permette un intervento più strutturato, capace non solo di spegnere il “fuoco dell’emergenza”, ma anche di lavorare in profondità su ciò che l’ha alimentato nel tempo.

Il burnout è una malattia?

Ad oggi Il burnout non è classificato come “disturbo” da parte del DSM 5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali). Tuttavia, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) lo riconosce come un fenomeno legato al lavoro che può influenzare lo stato di salute e compromettere il benessere dei lavoratori. Sicuramente richiede attenzione clinica dal momento che, se ignorata, questa condizione potrebbe portare all’esarcebazione di importanti disturbi psichici o fisici. 

Come faccio a capire se sto andando in burnout o se è solo stress?

Lo stress è una risposta temporanea e reversibile. Il burnout, invece, si consolida nel tempo, e ti lascia svuotato anche quando non sei al lavoro. Se senti di non riuscire più a recuperare le forze, se sei sempre irritabile o demotivato, se hai pensieri ricorrenti di fuga o fallimento, è probabile che si tratti di qualcosa di più profondo.

Quanto dura il percorso?

Ogni percorso è unico e personale, pertanto non è possibile a priori ipotizzare delle tempistiche; spesso tuttavia già nei primi due mesi si iniziano a notare cambiamenti importanti in grado di migliorare sensibilmente la qualità della vita. In ogni caso, il percorso viene sempre concordato insieme e si evolve nel rispetto del ritmo della persona, con momenti di bilancio e riorientamento condivisi. L’obiettivo non è “rimanere in terapia per sempre”, ma costruire strumenti solidi per affrontare in autonomia le sfide quotidiane.

Cosa succederà dopo il nostro primo contatto?

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Primo colloquio conoscitivo

È il momento per iniziare a conoscerci e capire se intraprendere insieme un percorso. In questa occasione gran parte dello spazio sarà dedicato al tuo racconto, che mi permetterà di comprendere i tuoi bisogni. Al termine saremo in grado di tracciare un quadro generale della situazione ed iniziare ad abbozzare gli obiettivi del percorso.

Assessment

È la fase dedicata all’approfondimento di quanto riportato nel primo incontro, attraverso domande mirate e test psicologici specifici. Qui andremo ad eviscerare le problematiche riportate, i fattori contestuali e le risorse che hai a disposizione e su cui potremo contare lungo il nostro percorso. Lo scopo è “scattare una fotografia” del tuo funzionamento: sarà la mappa per poterci muovere verso gli obiettivi specifici che, al termine di questa fase, andremo a concordare. Ognuno di noi è unico e speciale, motivo per cui la durata di questo step è variabile (generalmente 3-5 sedute).

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Piano individualizzato

Attraverso tecniche mirate inizieremo a muovere i primi passi verso il cambiamento, orientandoci verso gli obiettivi concordati. Monitoreremo insieme i risultati e le difficoltà, adattando sartorialmente il piano passo dopo passo. Ogni viaggio è unico e le variabili sono tante, proprio come nella vita. Non vi è pertanto un numero di sedute prefissate, saremo noi a programmare la durata del percorso dandoci la possibilità di adattarlo a seconda di eventuali nuovi obiettivi che dovessero emergere in corso d’opera.

Follow up

Al termine del percorso potremo concordare degli incontri di follow up, che normalmente si configurano a distanza di 1, 3 o 6 mesi. Il loro scopo è supportarti e sostenerti nella sperimentazione in autonomia delle nuove competenze e degli strumenti acquisiti lungo il percorso.

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Primo colloquio conoscitivo

È il momento per iniziare a conoscerci e capire se intraprendere insieme un percorso. In questa occasione gran parte dello spazio sarà dedicato al tuo racconto, che mi permetterà di comprendere i tuoi bisogni. Al termine saremo in grado di tracciare un quadro generale della situazione ed iniziare ad abbozzare gli obiettivi del percorso.

Assessment

È la fase dedicata all’approfondimento di quanto riportato nel primo incontro, attraverso domande mirate e test psicologici specifici. Qui andremo ad eviscerare le problematiche riportate, i fattori contestuali e le risorse che hai a disposizione e su cui potremo contare lungo il nostro percorso. Lo scopo è “scattare una fotografia” del tuo funzionamento: sarà la mappa per poterci muovere verso gli obiettivi specifici che, al termine di questa fase, andremo a concordare. Ognuno di noi è unico e speciale, motivo per cui la durata di questo step è variabile (generalmente 3-5 sedute).

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Piano individualizzato

Attraverso tecniche mirate inizieremo a muovere i primi passi verso il cambiamento, orientandoci verso gli obiettivi concordati. Monitoreremo insieme i risultati e le difficoltà, adattando sartorialmente il piano passo dopo passo. Ogni viaggio è unico e le variabili sono tante, proprio come nella vita. Non vi è pertanto un numero di sedute prefissate, saremo noi a programmare la durata del percorso dandoci la possibilità di adattarlo a seconda di eventuali nuovi obiettivi che dovessero emergere in corso d’opera.

Follow up

Al termine del percorso potremo concordare degli incontri di follow up, che normalmente si configurano a distanza di 1, 3 o 6 mesi. Il loro scopo è supportarti e sostenerti nella sperimentazione in autonomia delle nuove competenze e degli strumenti acquisiti lungo il percorso.

Queste fasi non rappresentano un iter obbligato, sono solo la rappresentazione di come tipicamente si svolge un percorso psicologico secondo il mio metodo.

Avremo l’assoluta libertà di concordare insieme ogni passo, così come la cadenza delle sedute. Non esiste un percorso giusto o sbagliato, ma solo il tuo percorso, modellato sulle tue esigenze.

Studio Gabriele Priolo - Studio Psicologia Torino - Logo centrato

(+39) 320 333 9345

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